kota mea è un duo, un paio.
Un binomio artistico che porta avanti una ricerca prevalentemente transdisciplinare e transmediale, collettiva, esperienziale e volta alla guarigione reciproca. Tramite l’esplorazione della zona liminale che si forma nell’intreccio di arte, consapevolezza e cura di sé, il lavoro di kota mea si propone in forma di incontri ibridi, rituali dove si mescolano diverse tecniche e s’invertono i ruoli di chi guarda e chi dev’essere guardato, per provare a raggiungere una modalità espressiva il più possibile trasversale e autentica.
Maria Concetta Cariello
si dedica all’arte del movimento, come performer, coreografa ed educatrice di danza contemporanea a indirizzo somatico; e alla pratica olistica. I suoi lavori coreografici includono: I Cannot Walk Around My Body, I Cannot Leave It Behind (2018); il suo assolo di ricerca Prima Materia (2019-20); l’assolo Non-Linear Body/ies per la compagnia ZfinMalta Dance Ensemble (2020); e le collaborazioni A Nature Corner, commissionato dal Joutsentanssi Festival, Finlandia (2021) e Furrow, breve studio in residenza al Nytke Festival (2022). Ha condotto laboratori in vari Paesi, tra cui Malta, Croazia, Turchia, Georgia e Finlandia. È, inoltre, co-fondatrice del collettivo Nomadic Dance (2021), con cui crea e facilita ritiri esperienziali immersi in natura con un particolare focus sulla creazione site-specific; interesse ereditato dal suo background in architettura. Infine, è istruttrice di tecniche di respirazione, e terapista di massaggio thailandese.
Bartolomeo Cafarella
ha pubblicato racconti, articoli e saggi su diverse riviste e giornali. Si occupa soprattutto di filosofia dell’animalità, antropologia, storia delle religioni e tradizioni native. L’attento lavoro svolto sulla figura e sugli scritti di René Daumal lo ha portato a firmare la prefazione a Controcielo (Edizioni Tlon, 2020) e la postfazione a La Guerra Santa (Ursae Coeli, 2021). I suoi ultimi lavori sono: il saggio Il simbolo tace. Il dio fanciullo e l’accordo supremo (DITO publishing, 2020) contenuto nell’omonimo pamphlet, Opera animale. Appunti sul teriantropismo e sulla metamorfosi (Edizioni Volatili, 2021) e uno dei reportage narrativi del libro È giusto che finisca così (CTRL, 2023) incentrato sulla Biblioteca del Lupo in Valchiusella. Pratica Kundalini Yoga e Sat Nam Rasayan da diversi anni. Studia e usa tecniche di tarologia e di scrittura automatica, come forme di cura e di espressione del sé.
il nostro percorso raccontato in una lettera sritta a quattro mani per Braccia Rubate n° 57: “Cibo, cura, sovversione, mutualità”.